Lascio la macchina poco sopra Erto e percorriamo a piedi il tratto fino al Rifugio Casera Mela. Questo si rivelerà poi una fatica evitabile, perché avrei potuto risparmiarmi 40 minuti di cammino proseguendo con l’auto fino al Rifugio Casera Mela. Qui c’è parcheggio e da qui consiglio di iniziare questa facile escursione al Rifugio Maniago.
È la mia prima volta nelle Dolomiti Friulane e mi guardo intorno con curiosità. Osservo la Val Zemola: cime, vallette, boschi, qualche radura, ma soprattutto erti pendii (e non a caso il paese da cui partiamo si chiama Erto). Mi viene da pensare che una volta la vita qui fosse molto più “erta” di adesso.
Partiti a piedi da Erto, tuttavia, abbiamo potuto vedere dall’alto la frana del monte Toc, quella che ha causato il disastro del Vajont. Qui lo chiamano Monte Patòc, che significa marcio (un nome premonitore). La vista è veramente impressionante.
È una giornata afosa di giugno, con foschia, ed infatti scatto poche foto, anche perché il percorso è ben documentato in diversi siti (trovi alcuni collegamenti nella scheda tecnica).
Intorno al Rifugio Casera Mela radure erbose e compatte pareti incombenti: da qui si apre l’alta Val Zemola, ricca di acque, che fa da sfondo ai racconti di Mauro Corona.
Seguiamo la strada forestale in direzione del Rifugio Maniago; poco dopo entriamo in un bosco di faggi e abeti, profumato di resina. Il sentiero è terroso e adatto anche a famiglie con bambini, e anche in seguito non presenta pendenze ripide né difficoltà particolari, perlopiù in ombra e adatto quindi a godere della frescura nelle giornate più calde.
Ora una leggera discesa ci porta, lungo una ripida riva boscosa, al letto del torrente Gé di Pezzé, oggi asciutto, che attraversiamo.
Il passaggio dalla strada forestale al sentiero nel bosco oggi mi ha provocato la strana sensazione non di essere evaso dalla routine della vita moderna ma di essere finalmente rientrato in una condizione normale, fatta di terra, erba, cinguettii, cime, ruscelli. Questa prima parte della Val Zemola mi porta il senso di tempi remoti come se avessi sempre vissuto camminando nel bosco.
Oltre il torrente, il sentiero ora sale, prima su una pista sassosa e poi nel bosco, dopo aver attraversato verso sinistra il torrente Gé de Bozzia, ricco di acqua anche in questa estate siccitosa.
Dopo aver raggiunto località Casera Pezzei, attraversiamo in salita leggera un bosco ombroso di giovani faggi, ben distanziati l’uno dall’altro, e camminiamo sul morbido tappeto di foglie secche. Il sole filtra tra alcuni rami creando begli effetti di chiaroscuro. Non so perché prendo il telefonino ma noto che qui non ha campo. Mi fa ricordare che in montagna è opportuno camminare insieme e non confidare troppo nella tecnologia.
Quando nel bosco si diradano i faggi e prevalgono gli abeti rossi e i pini mughi, siamo alla fine della salita. Poco dopo, usciti dal bosco, incrociamo il sentiero 381 che prendiamo verso destra e poco dopo arriviamo al Rifugio Maniago, prima meta dell’escursione di oggi. Non rientreremo per la stessa strada, infatti, ma proseguiremo verso il Rifugio Cava Buscada.
L’escursione in sintesi
Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.
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Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.
2 commenti
Stefano · Ottobre 17, 2022 alle 6:29 pm
Era da qualche settimana che avevo adocchiato un giro dalle parti di Erto quando ho ricevuto la newsletter riguardante il giro in oggetto. Ieri ho colto l’occasione per fare il famoso giro affidandomi alle indicazioni chiare e precise del sito.
Sebbene al rif. Mele ci sia un ampio parcheggio dove lasciare la macchina, seppur a pagamento, nei tornanti antecedenti è possibile lasciare l’auto in delle piazzole di sosta (gratuite) che possono ospitare dalle 3 alle 5 auto comodamente. Gli ultimi 500 m di salita prima del rif. Mele, la strada diventa sterrata ma di facile percorrenza per chiunque abbia un’auto normalmente alta.
Il percorso è stato descritto bene e non ho avuto problemi a trovare la strada per il rif. Maniago. Il tragitto è relativamente semplice, ma a circa 500 m dalla cima la pendenza aumenta, ma nulla di che.
Arrivato al rif. Maniago ho preso una deviazione per il sentiero 908 che vi sconsiglio caldamente se non siete allenati in quanto pieno di ripidi sali scendi e con tratti tecnici da attraversare. Molto faticoso!
Se invece seguite le indicazioni riportate dal sito, non avrete alcun tipo di problema a tornare al rif. Mele passando per una comodissima strada forestale.
admin · Ottobre 17, 2022 alle 6:42 pm
Grazie, Stefano, per le informazioni aggiuntive e per la tua recensione. Un caro saluto.
Enrico Tiziano Belli